Sette persone arrestate, di cui due ai domiciliari, altri otto sottoposti ad obbligo di dimora, due imprenditori gravati dal divieto temporaneo di esercitare l’attività aziendale, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi. E poi ancora: gestione illecita di rifiuti, traffico transfrontaliero illecito di rifiuti, auto-riciclaggio, contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi, altre condotte illecite a queste funzionali. L’operazione: Sono i numeri di una vasta operazione condotta dal personale del N.O.E. di Perugia, coadiuvato dagli altri Reparti del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale dislocati su tutto il territorio nazionale, nonché da personale dei Comandi Provinciali di Bari, Bologna, Monza, Padova, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Roma, Siracusa, Treviso, Verona, e da militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Perugia. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Perugia nell’ambito di un’ indagine coordinata dalla Dda del capoluogo umbro, ha portato al sequestro di 12 societa’ e beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. I dettagli sono stati comunicati in conferenza stata alla quale erano presenti il comandate dei carabinieri per la tutela ambientale, generale di Brigata, Maurizio Ferla, il comandante del gruppo tutela ambientale di Roma, tenente colonnello, Giuseppe Adinolfi, il tenente colonnello Antonio Morra, comandante reparto operativo e il tenente colonnello Francesco Motta, comandante Noe Perugia. Il sequestro: Nel contesto della complessa attività di indagine, coordinata dalla D.D.A. del capoluogo umbro, è stato inoltre disposto il sequestro preventivo di dodici strutture aziendali, tutte operanti nel settore del recupero dei rifiuti – in gran parte provenienti dalla dismissione di campi fotovoltaici – compresi i beni immobili e mobili strumentali allo svolgimento dell’attività d’impresa, la perquisizione di ulteriori cinque impianti operanti nel medesimo settore, il riconoscimento della responsabilità amministrativa a carico di trentotto società connesse, nonché il deferimento in stato di libertà, per i medesimi reati, di ulteriori 71 soggetti, che hanno illecitamente operato per conseguire ingiusti profitti in favore delle aziende indagate. Le indagini hanno consentito di scoprire e disarticolare un sistema assai complesso dedito all’illecita gestione di ingenti quantitativi Rifiuti da Apparecchiature Elettroniche ed elettroniche i cosiddetti RAEE per lo più consistenti in pannelli fotovoltaici dismessi dai numerosi parchi solari nella Penisola. Le origini: Le attività investigative hanno avuto origine da un sequestro eseguito alla fine del 2016 dal NOE di Perugia, di oltre 300 tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, rinvenuti all’interno di un’azienda priva di qualsivoglia autorizzazione ambientale, con sede a Gualdo Tadino, grazie al quale sono stati raccolti i primi gravi indizi della più articolata attività criminale che gli indagati avevano architettato. I Carabinieri, in quella circostanza, hanno rinvenuto un considerevole numero di pannelli fotovoltaici dismessi che l’azienda, esibendo documentazione di cui è stata poi accertata la falsità materiale e ideologica, aveva dichiarato distrutti per le conseguenti operazioni di recupero di R.A.E.E.. Il riciclaggio: I dispositivi, che risultavano ancora funzionanti, venivano riciclati con dati identificativi appositamente alterati e nuovamente commercializzati su canali esteri, prediligendo le rotte africane del Senegal, del Burkina Faso, della Nigeria, del Marocco, della Mauritania nonché, Turchia e Siria. Gli approfondimenti successivamente compiuti, sempre sotto la direzione della D.D.A. perugina, hanno permesso agli investigatori di comprendere che i pannelli fotovoltaici presenti presso l’azienda di Gualdo Tadino erano, in realtà, rifiuti speciali fraudolentemente spacciati come apparecchiature elettriche ed elettroniche vetuste, grazie all’opera svolta dagli appartenenti al gruppo criminale, secondo il ruolo da ciascuno rivestito nell’organizzazione. Cosa prevede la legge: L’ordinamento legislativo nazionale prevede che il pannello fotovoltaico a fine vita non debba essere più riutilizzato, ma demolito attraverso un ciclo che consenta il recupero di materia. Per sostenere tale circuito virtuoso, il Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), la S.p.A. a capitale pubblico che controlla anche il pagamento degli incentivi riconosciuti dallo Stato ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili (inclusi condomini e privati cittadini), ha adottato appositi regolamenti che, appunto al fine di scongiurare l’alimentazione di un mercato illegale di pannelli fotovoltaici dismessi, hanno introdotto un meccanismo per cui a pannello dismesso e dichiarato distrutto, con contestuale recupero di materia, consegue il riconoscimento di un incentivo per l’acquisto di uno nuovo. Le aziende coinvolte: Le investigazioni eseguite dal NOE di Perugia sono risultate determinanti per accertare l’esistenza di più associazioni per delinquere finalizzate all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, anche transnazionale, al riciclaggio, all’autoriciclaggio, alla falsificazione materiale e ideologica di documentazione. I pericolosi sodalizi sono risultati operativi dal Nord al Sud del territorio nazionale, Isole comprese, avendo però come organizzatori, promotori e attori principali 5 imprenditori con aziende dislocate a Gualdo Tadino (PG), Traversetolo (PR), Casale sul Sile (TV), Crespano del Grappa (TV) e Siracusa. Le false dichiarazioni: Con grande disinvoltura, gli odierni indagati ritiravano partite di pannelli fotovoltaici dismessi, dichiarati come rifiuti per il solo tempo necessario a coprire il tragitto tra il luogo in cui venivano smontati e prelevati e l’impianto di trattamento. Una volta ricevuti dagli stabilimenti, le aziende producevano delle dichiarazioni false che attestavano la loro distruzione e il contestuale recupero di materia (metalli vari, silicio, vetro, plastiche nobili e altre materie riutilizzabili), consegnando tale documentazione ai produttori originari del rifiuto che, del tutto ignari di ciò che accadeva una volta dismessi i vecchi pannelli, potevano chiudere il cerchio col G.S.E., riscuotendo il relativo incentivo. Pannelli con etichette false: Per contro, l’escamotage scoperto dai Carabinieri per la Tutela Ambientale prevedeva la redazione, da parte di altri associati, di false certificazioni attestanti che i pannelli, nel frattempo muniti di etichette false, erano apparecchiature elettriche ed elettroniche tecnologicamente sorpassate ma regolarmente funzionanti, circostanza che consentiva a tali rifiuti di aggirare il rigido sistema di controllo sia a livello nazionali che, attraverso. il circuito doganale, sui canali esteri. Il triplice guadagno e la vendita nei paesi in via di sviluppo: Questo astuto sistema di riciclaggio assicurava agli appartenenti all’organizzazione un triplice guadagno: prima per il ritiro dei rifiuti dai produttori, successivamente eludevano i costi che avrebbero dovuto normalmente sostenere per il loro trattamento, infine rivendevano i pannelli fotovoltaici come apparecchiature elettriche usate ai paesi in via di sviluppo percependone il corrispettivo piuttosto che i costi di smaltimento del rifiuto. Al fine di accertare esattamente l’ammontare dei profitti illecitamente accumulati dagli indagati, i militari hanno proceduto al sequestro preventivo delle dodici società protagoniste dei traffici, inclusi i messi, le apparecchiature e i beni immobili a queste connesse e funzionali alle attività produttive, per un valore complessivo stimato in circa quaranta milioni di euro, e per tutte le aziende a vario titolo coinvolte, in tutto trentotto, l’Autorità Giudiziaria ha ipotizzato la responsabilità amministrativa degli enti. Fonte: Umbria Journal del 23/01/2020 https://www.umbriajournal.com/cronaca/scoperto-traffico-internazionale-di-rifiuti-arresti-e-sequestri-in-tutta-italia-344697/ Video completo disponibile su Umbria Journal Stampa PDF Navigazione articoli Rivoluzione Amazon: addio carte di credito, si pagherà con la mano Allarme Pm10, Legambiente: «Aria irrespirabile a Terni e Perugia per il traffico, a Città di Castello per le stufe»