di Federico Fabrizi PERUGIA – Living lab, digipass, data center e tra le ultime della serie pure il Modh, acronimo un po’ chiccoso di Monteluce digital hub. L’idea era un “quartiere digitale”. Così veniva presentato dalla giunta di Catiuscia Marini il rilancio dell’area “ex policlinico” alle porte del centro storico, peccato che la Silicon Valley in miniatura sia rimasta sulla carta. «L’obiettivo è creare nell’ambiente ricco e multidisciplinare della Nuova Monteluce, con Università, studentato, clinica Porta Sole, Casa della Salute, Umbria digitale, una rete fisica e virtuale che si possa muovere nei binari digitali per promuovere nell’intero territorio regionale la cultura digitale, accompagnare il cambiamento tecnologico, favorire innovazione, confronto e creatività», così scriveva la Regione in una brochure di qualche anno fa. Ma è andata in tutt’altro modo. Tra gli ultimi a mettere le mani su quell’idea, l’ex assessore della Marini Antonio Bartolini. La Regione detiene la maggioranza delle quote del fondo immobiliare su cui si è mossa la riqualificazione di quel pezzo di città e tra tante idee aveva immaginato il trasferimento a Monteluce della “sua” Umbria digitale. L’agenzia era pronta a spostare lì anche il proprio data center. Tutti d’accordo, peccato solo che al momento del trasloco la palazzina scelta per ospitare i cento dipendenti con computer e scrivanie fosse occupata da un altro inquilino. Lì, infatti, da giugno 2015 si sono piazzati gli uffici anagrafe del Comune di Perugia. Romizi, in realtà, a Monteluce paga l’affitto e conta di spostare i suoi quando sarà realizzata un’altra palazzina del Comune. Anche l’Ater (l’agenzia regionale per l’edilizia residenziale) ad un certo momento è entrata nella partita: avrebbe dovuto trasferirsi nel quartiere digitale e farsi carico di attrarre lì le società in house di Palazzo Donini: da Umbria digitale all’Afor (l’agenzia forestale), ma non se n’è fatto niente neanche al secondo tentativo. E non ha preso corpo neanche il Modh, quel Monteluce digital hub che avrebbe dovuto «diffondere innovazione tecnologica e uso della Information and communications technology, nascita e crescita delle start-up…», così era scritto nell’avviso pubblico risalente a tre anni fa pubblicato dagli uffici del servizio affari europei della Regione per raccogliere manifestazioni d’interesse al progetto. Poi, però, il sogno immobiliare di realizzare la Silicon Valley perugina sulle ceneri del vecchio ospedale s’è infranto contro la durezza dei numeri e del cemento. Fonte: Il Messaggero del 16/01/2020 https://www.ilmessaggero.it/AMP/umbria/perugia_sogno_mini_silicon_valley_monteluce-4987601.html Stampa PDF Navigazione articoli Inaugurata nuova caserma della Guardia di Finanza di Agropoli Fratta dell’800, iniziato il percorso che porterà alla ventesima edizione